Ogni anno circa 12.000 imprese vengono dichiarate fallite. Si può stimare che altre 50.000 siano soggette in qualche misura agli effetti derivanti da crisi economica e finanziaria e stiano lottando per la loro sopravvivenza.
Il danno prodotto complessivamente dalle crisi d’impresa culminate nella dichiarazione di fallimento si avvicina a dieci miliardi di euro ogni anno. Gli effetti economici di questa perdita si riflettono principalmente su altre piccole imprese (i fornitori), sui fornitori di denaro (gli istituti di credito) e sulla forza lavoro.
La prevenzione della crisi nelle sue prime manifestazioni è dunque un’attività meritoria ed indispensabile per tutte le categorie economiche ed è sostenuta dalla stessa Commissione delle Comunità Europee, che nell’ottobre del 2007 ha pubblicato un paper dedicato proprio a questo tema.
La crisi d’impresa si sviluppa in un periodo relativamente lungo, ma alcuni segnali d’allarme sono già presenti nelle prime fasi, quando la crisi può essere facilmente evitata. I sistemi di rating e scoring predisposti dagli istituti di credito offrono la possibilità di intervenire tempestivamente affiancando l’imprenditore nella correzione del trend negativo.
Ciò nonostante questi segnali vengono spesso ignorati sia dagli imprenditori, che dagli stessi istituti di credito ritardando la decisione di intervenire tempestivamente e in modo coordinato. Nelle banche non è comune trovare una competenza diffusa per la consulenza rivolta alla crisi d’impresa e sono assenti meccanismi premianti per il recupero e rilancio di PMI con un elevato profilo di rischio. Dal lato degli imprenditori si riscontra frequentemente una pericolosa inerzia nell’affrontare i sintomi della crisi e soprattutto nel gestire la propria situazione d’intesa con il sistema bancario.
Secondo la stessa Commissione Europea ‘La stigmatizzazione del fallimento commerciale è uno dei motivi per i quali numerose PMI in difficoltà finanziarie nascondono i loro problemi sino a quando non è troppo tardi. È essenziale un’azione tempestiva per evitare il fallimento e la ristrutturazione è in numerosi casi preferibile alla liquidazione.‘
L’attenzione degli operatori finanziari e degli istituti di credito si riduce notevolmente in relazione alla dimensione aziendale e in questi casi diventa essenziale per l’imprenditore sviluppare una propria capacità di gestione proattiva delle relazioni con gli istituti di credito, basata su trasparenza, condivisione dei piani di rilancio e ricerca di fornitori strategici.
Per risolvere questa situazione è necessario un intermediario specializzato nel riavvicinare le due parti, con una metodologia che si basa su:
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Preparazione di documenti informativi appositamente destinati agli istituti di credito per consentire di valorizzare tutte le componenti aziendali (prodotti, mercati, tecnologie, marchi, canali, management e organizzazione…), superando il limite della pura analisi di bilancio e finanziaria.
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Redazione di piani economico-finanziari prospettici per programmi di ristrutturazione finanziaria e ricapitalizzazione e per l“ottenimento di finanziamenti conoscenza approfondita dei principali istituti di credito e dei loro servizi e prodotti, per identificare insieme all’imprenditore il migliore set di relazioni bancarie e gli istituti di riferimento.
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Articolazione dei piani di rilancio e ristrutturazione comprendente interventi specialistici in una o più delle funzioni aziendali critiche, con l’obiettivo di rafforzare le ipotesi sull’aumento dei ricavi, sulla riduzione dei costi o sull’affermazione di un nuovo posizionamento strategico
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